Villeggiatura e paltò: due parole a rischio di estinzione

Villeggiatura e paltò: due parole a rischio di estinzione*:  Un vecchio sondaggio dal titolo “Parole a rischio di estinzione: voi quale salvereste?” mi ha fatto riflettere su quali parole io, traduttrice, insegnante e amante della lingua italiana, salverei.

A rischio di estinzione = *risk of extinction

Con le classi di italiano e con le mie colleghe spesso ci soffermiamo sulle singole parole, il suono, l’origine, quelle che non si usano più, quelle che non esistevano e si fanno spazio grazie ai nuovi mezzi di comunicazione.

villeggiatura

Ma se io dovessi salvare una parola oggi sceglierei…VILLEGGIATURA*, che con VILLEGGIANTE*, è proprio una “roba dei miei tempi”. Una parola che non si sente più…semplicemente perché corrisponde a qualcosa che non si fa più.

*Villeggiatura = summer holiday  ; Villeggiante : holiday-maker  vacationer

La Villeggiatura

La parola Villeggiatura  indica un  lungo periodo di vacanza estiva trascorso nello stesso luogo (posto) .

“Ai miei tempi” ( in the old times) in estate gli Italiani avevano l’abitudine di partire da Giugno a Settembre  e le autostrade erano piene di Fiat 500, 600, 127 o i Maggiolini Volkswagen in viaggio verso il mare.  Le città erano piena di Vespa con il loro tipico rumore nelle strade.

Villeggiatura una parola che ha il sapore delle grandi partenze estive (la mia era su una Fiat 600 color caffè-latte, carica di borse e viveri, arrampicata sulla strada volterrana, sulla via del mare) Le case delle vacanze si aprivano a fine anno scolastico e si popolavano di familiari che si alternavano fino al  1 Ottobre, San Remigio, primo giorno di scuola, data che riportava alla normalità.

casa al mare

Quello era il tempo della Villeggiatura, per molti, ma non per tutti, questo è vero. Di certo tuttavia per più italiani di quanti adesso riescano a permettersi delle vere vacanze e non i faticosi “fine settimana lunghi”: pause brevi alla ricerca del break- relax-detox  su e giù per le strade affollate.

Inoltre, “ai miei tempi”, la Villeggiatura era una cosa tutta al femminile. La spiaggia, quella dei Bagni, con il bar e le cabine, era dove si svolgeva la vita sociale  e, ogni ombrellone,  diventava “casa di”…Maria, Francesca, la Chicchi, la Dude,…

roba d’altri tempi

I maschi apparivano nei fine settimana con le camicie a maniche corte ed un’aria da “pesci fuor d’acqua” ( feeling out of place) in quelle comunità femminili solidali e unite da settimane di vita insieme. Diciamo la verità…l’arrivo di mariti e padri era un po’ vissuto come “elemento di leggero disturbo”, ma nessuna osava dirlo.

Con la parola VILLEGGIATURA mi tornano alla mente persino gli odori. Quello del croccante con le noccioline veduto dal “chiccaio” ( venditore di dolci e caramelle) in pineta ed una serie di immagini che mi passano davanti come un film a rallentatore ( film in slow motion) …il pranzo rigorosamente a casa (verso le 12,30-13), il riposino dopo pranzo, (afternoon nap) obbligatorio (mandatory) per noi bambini(con le persiane accostate (semi-closed shatters)e il concerto delle cicale (cicadas) fuori), il mare la mattina e la pineta (pine tree forest) il pomeriggio ( che troppo mare rende nervosi…) e guai a invertire l’ordine!

le vacanze

E i tramonti (sunsets)di fine estate sul mare calmo come olio accanto al corpo caldo di sole di mia mamma, quando tutto sembrava ancora possibile e sicuro. Per tutti questi motivi e ancora di più io salverei dall’estinzione questa parola dal sapore vintage. Un’ode alle estati a piedi nudi, (an ode to barefoot summer) al tempo che scorre lento e senza impegni programmati, al lusso dell’annoiarsi …(luxury of being bored)

E se infine mi concedessero una seconda scelta…ne salverei anche un’altra di parole: IL PALTO’.   Mio nonno, classe 1910, che usciva elegante ogni giorno con il suo cappello e l’immancabile cappotto blu:  il” paltò blé”, come lo chiamava lui.

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